Testimonianza – La mia Africa – Vittoria – 2017
Sogno l’Africa da quando ero bambina, non so il perché, me lo sono domandata più volte… Forse perché mia mamma, grande sognatrice, mi parlava dell’Africa con l’entusiasmo di una bambina, e le sue perle marroni sembrava diventassero diamanti da tanto le brillavano… forse perché ho letto un libro dal quale mi sono lasciata trasportare… forse perché ho ascoltato testimonianze di chi aveva già vissuto questa esperienza e mi sono lasciata emozionare… o forse, semplicemente perché quello “scriciolino” nero con i capelli ricci e gli occhialetti sul naso, così, senza motivo, custodiva un sogno: l’Africa; un pensiero che non l’ha mai abbandonata, e la curiosità e il desiderio sono cresciuti assieme a lei.
Lei che si è ascoltata.
Ed eccomi qui a parlarvi di quella che per me è stata “la mia Africa”.
“Qui, seduta su una seggiolina di legno, con il mio piccolo sole tra le braccia, scrivo. E’ Mary Mwanza, con due occhietti neri che osservano il mondo incuriositi, un po’ timidi.
La osservo, mi trasmette pace, c’è qualcosa tra i suoi e i miei occhi, qualcosa di nostro… si appoggia a me mentre scrivo, sento il suo cuore, il suo profumo; odora di mondo, di terra rossa bagnata, di erba tagliata, di pop corn misti a formaggio fuso, odora di goccioline d’acqua che riempiono il mare, il mio mare.
L’insegnante ha urlato ‘Break!’ – intervallo! tutti corrono fuori. Lei mi guarda, aspetta un attimo, scende e va… ma torna subito indietro.
Come se il caldo sole dell’Africa scottasse troppo là fuori, come se avesse bisogno di me, dell’ombra di questo grande albero.
Ma fuori il sole non c’è. Sta piovendo”.
3 febbraio 2017, ore 10:10, Malaika Village, Luanshya, Zambia.
In Africa ho trovato una terra “ricca”, una terra che mi ha riempito il cuore di mille emozioni, che mi ha dipinto gli occhi di colori caldi e vivi, le orecchie di suoni limpidi (le urla dei bambini), e il naso di nuovi odori.
Il Malaika Village è “la Pia”, Maria Pia Ruggeri.
Prima di partire per lo Zambia mi sono chiesta più volte “come sarà la Pia?”,
ora, un anno e mezzo dopo, so rispondere alla mia domanda: “la Pia è, voce del verbo essere”.
Se dovessero chiedermi di descriverla con una parola, non esiterei: “concreta”, è questo che è, una donna concreta.
Una donna che ha donato la propria vita a questa terra, a queste persone.
Durante il mio soggiorno, l’ho vista stanca, sfinita, abbattuta, delusa, perché niente è semplice lì, poi però, arrivano i suoi sorrisi, che acquistano un valore in più “indossati” dal suo viso.
L’Africa per me è fatta anche di pavimenti irregolari, di piastrelle, quelle sulle quali stanno camminando ora le tre suorine che si sono trasferite al Malaika nell’agosto 2017, quelle sulle quali cammineranno i dottori italiani che soggiorneranno nella casa di accoglienza e andranno ad operare alla “Cecilia clinic”.
L’Africa per me è composta anche da tre uomini, tre compagni di viaggio, volontari dell’associazione Dare, tre artigiani: Ettore, lo “zio”, piastrellista, Daniele, elettricista, e Roberto, idraulico.
L’Africa, i bambini, le loro urla, il centro nutrizionale, le piastrelle, i miei tre compagni di viaggio, Happy “io sono Happy Felice” (un ragazzo che aiuta Pia nei lavori al villaggio), Angelina (la donna che sorride), l’equipe della Cecilia Clinic, le donne che diventano mamme tra le sue mura, la terra rossa bagnata, i suoi odori, Mary Mwanza e Pia… ho conosciuto il sole; l’Africa e le sue creature.
Grazie
Vittoria Arlotti